PRESS (IT)

Recensioni, Note di copertina, Interviste.


UP | reviews

Musica scorrevole e potente che promette molto per il futuro.


HANS-JÜRGEN SCHAAL
(JAZZTHING — DE)

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Una simbiosi riuscita di jazz moderno, orchestra elettronica ed effetti, sapientemente drammatica ed equilibrata nei climax.

four-starsANDREAS EBERT (JAZZTHETIK — DE)

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Album sorprendente, divertente e acuto.

four-starsRALF DOMBROWSKI (AUDIO — DE)

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Questo album conferma l’ascesa di un trio meraviglioso. Altamente consigliato.

CHRIS BABER (JAZZVIEWS – UK)

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Proiettati nel futuro, non senza una citazione dei Dire Straits nel finale.

guido michelone (il manifesto – IT)

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Un trio sorprendentemente eclettico.  «Up» è senza dubbio una tappa temporanea, prima che il trio decolli inevitabilmente verso luoghi nuovi e inattesi.

GENO THACKARA (ALL ABOUT JAZZ – USA)

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Scrittura riuscita e indovinata, tra elettronica e un quartetto d’archi.

NICOLA BARIN (JAZZ CONVENTION – IT)

Un bel lavoro, maturo e trascinate, ammiccante quanto basta ad una immediatezza d’ascolto originale e mai scontata.

ALESSANDRO RIGOLLI (LA GAZZETTA DI PARMA – IT)

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Questa è musica che riconquista gli animi.

ETTORE GARZIA (PERCORSI MUSICALI – IT)pm

I tre musicisti si incontrano e interagiscono in modo quasi mistico.

TOM BEETZ (JAZZFLITS – NL)

Un disco ricco di immaginazione, groove et lirismo.

NICOLE VIDEMANN (LATINS DE JAZZ — FR)
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Energico power trio, Pericopes+1 offre un album dai contorni sperimentali e cinematografici.

BOB HATTEAU (JAZZ Â BABÔRD – FR)

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Dinamico e moderno, il suono di Pericopes+1 è potente, melodico e deciso.

JOSH LEE (PRESTO JAZZ – UK)

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Originalità e stile esecutivo che attira l’attenzione.

WOLFGANG GIESE (MUSIK AN SICH – DE)

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“Up” è un album decisamente fuori dagli schemi, un disco nel quale regna sovrano l’interplay.

STEFANO DENTICE (SOUND CONTEST – IT)

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Creativo e moderno: ottimo!

PHONTAS TROUSSAS (ΔΙΣΚΟΡΥΧΕΙΟΝ – GR)

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Un’opera orchestrale che intreccia melodie, ritmi e suoni elettronici.


FERDINAND DUPUIS-PANTHER
(JAZZ’HALO — BE)
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cover-square-auandlegacy | recensioni

Legacy è testimonianza di una raggiunta maturità. Il trio riprende in mano il lascito della musica di ieri per disegnare la nuova contemporaneità. Il futuro è già qui. Basta saperlo suonare.

Paolo Odello (Il Fatto Quotidiano)

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Musica di eccellente qualità, intesa del gruppo impeccabile. Un jazz contemporaneo ben strutturato e compatto.

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 (MUSICA JAZZ)

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Questo giovane trio italo-americano appartiene definitamente a una nuova generazione: i tre non rigettano nulla, anzi tutto viene spostato e decostruito come in un ritratto di Picasso o Bacon. Una regolare irregolarità.
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JÜRG SOLOTHURNMANN (JAZZ’NMORE — CH)

Un lavoro estremamente sinergico e compatto. Disco consigliatissimo.four-stars

NERI POLLASTRI (ALL ABOUT JAZZ – IT)

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“Pericopes+1: Gemeinsam eintrocknen” / Jazzthetik Magazine (DE)

LEGGI L’INTERVISTA (IN TEDESCO)

INTERVISTA DI HANS-JÜRGEN LINKE

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Motivi insistenti, ostinati bizzarri e ritmi complessi. Assolutamente preciso ed esigente.

HANS-JÜRGEN SCHAAL (JAZZTHING — DE)

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Wight spinge Pericopes verso una nuova direzione, meno cerebrale e più accessibile al pubblico, mentre la musica rimane stratificata e profonda. Questo trio si adatta perfettamente alla tendenza del jazz di oggi: una musica solida su cui riflettere.

TOM BEETZ (JAZZFLITS – NL)

Chiunque si avvicini a questo album affascinante, verrà accompagnato attraverso un viaggio di esotici stanze di ascolto dei suoi mondi interiori.

FRANK VON NIEDERHÄUSERN (KULTURTIPP — CH)

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Legacy è un originale – e stilisticamente interessante – contributo al Jazz Europeo.

CHRISTIAN BAKONYI (CONCERTO MAGAZINE — AT)

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I brani, focalizzati sul grooving, sovente con dei ritmi staccati, sono perfettamente strutturati e mostrano sempre molto divertimento  improvvisativo.four-stars

KARSTEN ZIMALLA (WESTZEIT — DE)

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Un sound possente e travolgente. Marchio di fabbrica, per i Pericopes+1, è quello di essere costantemente alla ricerca dell’innovazione, con audacia, consapevolezza e onestà intellettuale.

stefano dentice (italia in jazz – it)

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 “Legacy” è un bel lavoro, poetico, sofisticato, asciutto, che non cede a nessuna tentazione di spettacolo sonoro. Un dialogo serrato e intenso distribuito in una tensione vitale dalla prima all’ultima traccia.

paolo carradori (alfabeta2 – IT)

I tre strumenti si integrano alla perfezione con forte impatto sonoro e un’espressività spinta, sino a raggiungere climax di estatica potente energia.

aldo gianolio (audioreview – IT)

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Legacy è un enorme laboratorio di esplorazione. Il trattamento del materiale musicale è assolutamente postmoderno. Una fusione tra generi, una forte propensione al divertimento, all’ironia ed al muti-stilismo.

NICOLA BARIN (JAZZ CONVENTION – IT)

La migliore descrizione del loro stile è un “new jazz” che miscela radici europee tradizionali, musica afro-americana e improvvisazione, con una affinità per le strutture melodiche e compositive.

OPEN JAZZ (FRANCE MUSIQUE — FR)

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Distillare il quotidiano e restituirlo mutato in bellezza come fanno i Pericopes + 1 li rende moderni alchimisti, nonché artisti che meritano la nostra attenzione.

FEDERICO FINI (CHIEDI A ME — IT)

Un album accattivante e inventivo. Una costruzione musicale equilibrata che fa coesistere groove vitaminico e sensibile precisione. Assolutamente da non perdere!

NICOLE VIDEMANN (LATINS DE JAZZ — FR)
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Un incomparabile senso ritmico e armonico, una musicalità unica che lascia l’ascoltare senza parole e senza fiato. Un puro piacere!

JACEK BRUN (JAZZ-FUN — DE)

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Le dieci tracce in programma, tutte originali, evidenziano il sound mutevole della formazione: al tenore di Vernizzi sono affidate le parti di primo piano, le atmosfere dei brani tendono a smentirsi vicendevolmente, da ballad evocative a passaggi dal piglio ritmico più frenetico, mentre Sgobbio utilizza l’anima elettrica del Fender Rhodes per ottenere ulteriori tensioni estetiche.

ROBERTO PAVIGLIANITI (STRATEGIE OBLIQUE)
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Legacy mostra idee interessanti come in Zardis, November Tears, nei momenti quasi danzanti di Red Sand Town e nella traccia titolo. Un progetto dal linguaggio attuale che si lega a sonorità molto particolari.

Michele Manzotti (IL POPOLO DEL BLUES — IT)

Il fermarsi insieme e il ripartire di nuovo insieme sono i percorsi salienti di questa mappatura ad aree sincopate con zone sottostanti di suono più grigio di Fender Rhodes, al di sopra delle quali il sax emette note prolungate come il vecchio Garbarek delle lande lasciate alle spalle (Wie Die Blumen).

SERGIO SPAMPINATO (DISTORSIONI — IT)

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Il tenore di Vernizzi, il piano e il fender di Sgobbio, la batteria di Wight entrano nell’Auand Family. Il trio sta approfittando positivamente di una intensa attività dal vivo.

piercarlo poggio (blow up — it)

La forza e l’inventiva del trio moderno senza contrabbasso. Un trio tutto da scoprire.

BERNARD LABAT (RADIO CÔTE SUD FM — FR)

Musica irresistible e intrigante.

LANCE liddle (BEBOP SPOKEN HERE — UK)
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what what | recensioni

Una musica molto intima, identificabile con diversi artisti tra cui Jan Garbarek, e le formazioni in duo di Charles Lloyd e Jason Moran, Rudresh Mahanthappa e Vijay Iyer. Paragoni a parte, i due hanno un suono ben distinto.four-stars

mark corroto (ALL ABOUT JAZZ – USA)

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Una collezione bilanciata di pezzi d’archivio di musica cameristica, tra introspezione e avanguardia. Quieta intimità e ascolto sensibile.

ROLF THOMAS (JAZZTHING — DE)

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What What è un disco emozionante, un buon esempio di intatta agilità.
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CHRISTIAN BAKONYI (CONCERTO MAGAZINE — AT)

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Un ottimo lavoro: intenso, poetico e raccolto. Due musicisti dotati di una voce riconoscibile e di un talento luminoso.

nazim comunale (il giornale della musica – it)

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Il disco è imperdibile per chi ha ascoltato solo il progetto del trio, impagabile per chi voglia rinnovare la conoscenza di una delle più belle realtà della musica improvvisata italiana di questi anni.

MARCO BUTTAFUOCO (JAZZCONVENTION – it)
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Un lavoro intenso, da ascoltare e riascoltare.

ALESSANDRO RIGOLLI (GAZZETTA DI PARMA)

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What what è un disco che brilla per profondità interpretativa, capacità d’interazione, lodevole cura della dinamica e fervore creativo. Un album destinato a rimanere lungamente impresso nella memoria.

STEFANO DENTICE (ROMA IN JAZZ — IT)

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Un disco fatto di bellezza, di estetica priva di narcisismo. Due interpreti e compositori eccellenti che si specchiano in un progetto unico, vivido. Una fortuna auricolare. (Voto: 10/10)

max scaccaglia (parmadaily — IT)

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Una profondità di visione musicale che catapulta l’ascoltatore in una dimensione in cui emozione e riflessione coesistono. Un lavoro intenso, poetico e intimo.

paola parri (pianosolo — IT)

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Un sound leggibile e melodicamente cantabile che devia spesso verso momenti intimi e introspettivi, con situazioni che si increspano, diventano esili o prossime alla trasparenza. Un insieme dal profondo scavo espressivo, costruito attraverso una solida intenzione, di forme, colori e atmosfere.

ROBERTO PAVIGLIANITI (STRATEGIE OBLIQUE)
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I riff sostenuti di piano di Tzukiji cedono il passo prima a dei momenti vicini alle attitudini dell’avanguardia novecentesca mitteleuropea, e poi alle densità astratte dell’area scandinava, con tocchi e ritocchi ripetuti di sax tenore, che continuano nella successiva Cocteau, in cui il sax, stavolta soprano, ritorna con una indole riflessiva e inquieta come quella di Garbarek.

SERGIO SPAMPINATO (DISTORSIONI — IT)

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these human beings | note di copertina
(Dave Liebman & Enrico Rava)

“Great record. Wonderful music with a very diverse repertoire, played flawlessly. You can hear the spirit and mutual respect the three musicians have for each other and the music. These guys have a history to be sure.”

DAVE LIEBMAN

Quando la musica va al di là delle note, delle armonie e del ritmo, si trasforma in esperienza di vita, in qualcosa che è molto di più del piacere fisico dell’ascolto. C’è l’avventura, la ricerca ma c’è anche il cuore. C’è rabbia e amore. C’è l’urlo ma c’è anche il canto. Questi tre splendidi musicisti ci raccontano il loro Essere Umani. Grazie.”

ENRICO RAVA

these human beings | recensioni

These Human Beings è un notevole esempio di sodalizio tra musicisti italiani e americani. Vernizzi, Sgobbio e Wight non hanno alcun problema nel trovare un territorio comune, utilizzando sia elementi post-bop sia d’avanguardia. In entrambi i casi, These Human Beings funziona a tutto vantaggio della creatività.

ALEX HENDERSON (JAZZ INSIDE MAGAZINE – usa)

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Pericopes + 1 fa il suo ingresso nel mercato americano con These Human Beings, con il « +1 » rappresentato dal batterista newyorkese Nick Wight. Il programma variegato, le interazioni musicali e il pensiero progressivo alla base di questo progetto sapranno sicuramente generare interesse da questo lato dell’Atlantico. Se la definizione greca di pericope è un insieme di versi formanti una unità coerente o un pensiero, Vernizzi, Sgobbio e Wight calzano perfettamente in questa definizione e These Human beings è un album impressionante.

KARL ACKERMANN (All About Jazz – usa)

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Il trio Pericopes+1 apporta influenze del ventunesimo secolo al suo album These Human Beings. È un jazz moderno la cui forza risiede nell’intelligenza delle melodie e nello spirito delle improvvisazioni. Tutti i brani mostrano potenza e intenzione. Pericopes+1 dimostra anche maestria nel gestire sapientemente le dinamiche e i vari climax.

david kunian (downbeat magazine – usa)

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L’aspetto più sorprendente di questa formazione risiede nell’ambizione, che mai ostacola l’accessibilità della musica. I musicisti suonano con intelligenza e cuore, in ogni momento.

JOHN FREDERICK MOORE (JAZZIZ – USA)

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La forza di questo album sta tutta nella rara capacità di proporsi portando il racconto oltre le note e i ritmi, e trasformare il viaggio in esperienza unica e condivisa. Un progetto ambizioso e riuscito.

PAOLO ODELLO (IL FATTO QUOTIDIANO)

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Il duo Pericopes sperimenta una nuova dimensione con l’arrivo di Wight. Il trio dimostra di funzionare perfettamente.

Enzo Boddi (Musica Jazz)

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Il trio si concede il tempo necessario per sviluppare le proprie composizioni riuscendo a non ripetersi, e senza evitare di sperimentare. La musica, dall’inizio alla fine, continua ad affascinare. La scelta del batterista è stata una buona mossa.

robin arends (jazz nu – netherlands)

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Questo nuovo lavoro These Human Beings è un’autentica sorpresa. Un disco personale e stimolante, di alto livello, realmente in equilibrio tra la tradizione musicale europea e quella d’oltreoceano.

neri pollastri (all about jazz italia)

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Wight assicura una solida pulsazione ritmica in ogni brano, intercettando con i piatti le varie frasi suonate da Vernizzi. Il connubio tra batteria e le note basse del piano di Sgobbio provvede a mantenere un ritmo insistente e stabile attraverso ogni brano. L’unità del trio, anche nei momenti in cui il ritmo viene destrutturato, risulta sempre netta e impeccabile.

CHRIS BABER (JAZZVIEWS – UK)

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Pericopes + 1 è perfettamente nella sua epoca: These Human Beings è un cocktail pieno di imprevisti, nel quale musicalità e arditezza si frequentano con una gustosa omogeneità.

BOB HATTEAU (improjazz – fr)

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Pericopes+1 cercano e trovano varie modalità esecutive, inventando una musica che non manca né di personalità né d’energia.

THIERRY GIARD (CULTUREJAZZ – fr)

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Tra effervescenze ed evanescenze sonore, gli artisti intraprendono un dialogo serrato nel quale si rispondono mutualmente: accompagnandosi, opponendosi, in accordo in disaccordo, tendendosi l’un l’altro ora delle trappole ora sostegni ritmici o armonici. Suonano insieme una musica cerebrale, conservando al tempo stesso la loro spontaneità e sensibilità.

NICHOLAS HILLALI (LES CHRONIQUES DE HIKO – fr)

La proposta dei Pericopes acquisisce, con l’inserimento del batterista americano Nick Wight, nuove proprietà dialettiche (Through Piat). L’asse espressiva si sposta verso un contemporary jazz dalle dinamiche più accese, influenzate dalla moderna scena newyorkese, che si assomma allo spiccato senso lirico di estrazione europea.

antonino di vita (jazzit)

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Pericopes+1 è un capolavoro moderno.

PARLIAMO DI JAZZ

Un duo+1 pieno di espressività. L’alternarsi di stati di volatilità e solennità crea permette all’album – brano dopo brano – di raggiungere territori emozionanti e appaganti.

DAVE SUMNER (BIRD IS THE WORM – USA)

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Ecco una sorpresa che si eleva ben al di sopra di un album ben eseguito e con pregevoli assoli. Qui i tre giovani musicisti sfornano idee, ambientazioni e suggestioni ben lontane dal comune e consueto sentire. Ci si trova in territori poco battuti ma si percorrono le tappe di questo album con il piacere quasi fisico della scoperta.

roberto dell’ava (tracce di jazz)
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Una musica intensa ed energetica, ricca di freschezza e luminosità. Album altamente consigliato!

JACEK BRUN (JAZZ FUN – GER)

La cura del suono è assoluta, e ogni nuovo ascolto rivela finezze, sfumature, dettagli che la sobrietà della schiva ma profondissima poetica dei Pericopes non svela da subito.

Con l’intervento del validissimo batterista, che si inserisce a volte dialetticamente e non come semplice sostegno, la musica del duo acquista una dimensione inedita, che arricchisce i già notevoli punti di forza, cioè l’empatica intesa, il senso lirico, un gusto dell’esplorazione basato su una corposa preparazione accademica che lascia spazio alla creatività.

VINCENZO FUGALDI (JAZZITALIA)

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Godibile la particolarità del trio, che dona una musica energetica e personale, influenzata dal jazz contemporaneo e newyorkese e dal riutilizzo di cellule melodiche popolari con rimandi a suoni europei.

ALESSANDRO salvatore (la GAZZETTA Del mezzogiorno)

La natura aperta del progetto accoglie a bordo il batterista Nick Wight, quel “+1″ efficace e protagonista assoluto nel finale Changing World, affresco nostalgico che segna la vetta emozionale di un album coraggioso e mai scontato.

ENRICO RAMUNNI (ROCKERILLA)

Senza alcun dubbio, un trio che propone una scrittura molto dinamica, progressiva, al tempo stesso ricca di percorsi melodici e di interplay.

JONAS KOLBE (MOS EISLEY MUSIC)

These Human Beings è un album denso di humus artistico.

Stefano Dentice (Extra Music Magazine)

Il trio ha il merito di non frequentare il neobop imperante e nemmeno di volgersi all’estatico scandinavo. Nelle loro ritmiche spezzate si ritrova piuttosto l’estetica di certo rock con pretese sperimentali, frammentato e multidirezionale. Equilibrata la distribuzione delle parti, a dare un senso di unità alle improvvisazioni.

PIERCARLO POGGIO (BLOW UP)

Un lavoro di scavo dove la ricerca individuale e collettiva si plasma in una musica densa, ricca di significati.

franco bergoglio (magazzino jazz)

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Nick Wight aggiunge all’impasto timbrico del pianoforte e del sax una profondità ritmica che completa in maniera efficace questa proposta musicale. Il tutto scorre su uno sfondo armonico continuamente cangiante, coerente con la varietà ritmica che questa formazione allargata riesce ad esprimere con naturale affinità. Un mondo espressivo complesso e intenso.

ALESSANDRO RIGOLLI (gazzetta di parma)

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Ci sono i complimenti di Dave Liebman ed Enrico Rava tra le note di copertina dell’album “These Human Beings” firmato Pericopes + 1. Parole di elogio ampiamente meritate del trio, perché le dieci tracce in scaletta propongono una musica dal taglio moderno, personale, e curata nel dettaglio formale ed espressivo. Giochi timbrici, sovrapposizioni melodiche e incastri ritmici sono alla base del modulo sonoro multiforme costruito dal trio.

ROBERTO PAVIGLIANITI (STRATEGIE OBLIQUE)

Le dieci tracce che compongono il nuovo album dei Pericopes+1 conducono l’ascoltatore in una dimensione sonora dove il dialogo e la revisione concettuale dei ruoli di ogni interprete accolgono il jazz del futuro.

daniele camerlengo (suono)

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pericopes + 1 | recensioni dei concerti

 

Festival Jazz & Wine of Peace: I Pericopes incendiano il Castello di Spessa.

LEGGI LA RECENSIONE

MASSI BOSCAROL (DIARIOFVG – IT)

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Cartoline da Jazz & Wine of Peace: Pericopes al Castello di Spessa.

LEGGI LA RECENSIONE

roberto dell’ava (tracce di jazz – IT)

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Pericopes è un trio intelligentemente eterodosso, portatore di un’estetica che esula da canoni strettamente jazzistici, innervata com’è da elementi post rock, indie rock e punk jazz.

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ENZO BODDI (MUSICA JAZZ – IT)

Il duo Pericopes ha approfondito il livello di interplay, nonché l’esplorazione del tessuto armonico e dello spettro dinamico.

LEGGI LA RECENSIONE

ENZO BODDI (MUSICA JAZZ – IT)

Il trio ci ha impressionato per ricchezza di idee, compattezza di suono, linearità di pensiero, consequenzialità dell’esposizione. Una musica complessa ma non respingente, audace ma non spigolosa, che riteniamo possa e debba trovare spazio nei tanti festival che animano il panorama jazzistico italiano.

PAOLO PIEVANI (ALLABOUTJAZZ – IT)

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La musica del trio Pericopes, per quanto complessa e fondata su cambi di tempo quasi esoterici, mantiene sempre un carattere gioioso, grazie anche a dei riff di derivazione straight-ahead e funky. Entrambi Vernizzi e Sgobbio possono muovere velocemente sui rispettivi strumenti, oppure concentrarsi su singole apposite note, ripetute a certi intervalli. In particolare, è altamente interessante osservare Sgobbio, mentre costruisce le sue improvvisazioni influenzate da elementi post-rock.

KEITH BRUCE (HERALD SCOTLAND – UK)

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Un contributo al jazz contemporaneo originale ed elegante.

MARTIN GASSER (KRONEN ZEITUNG – AU)

“Le alchimie musicali dei Pericopes+1: Vernizzi, Sgobbio e Wight chiudono il Festival ParmaJazz Frontiere”

LEGGI LA RECENSIONE

Alessandro rigolli (la gazzetta di parma – it)

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“Il jazz esoterico dei Pericopes+1 dal vivo in Fvg”

LEGGI LA RECENSIONE

massi boscarol (diario di udine – IT)

“Eine Kleine Sensation” / HNA, Hessische Niedersächsische Allgemeine (DE)

LEGGI LA RECENSIONE (IN TEDESCO)

recensione d ANDREAS KÔTHE

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“Zuhörer Umarmten Musiker” / Allgemeine Zeitung Coesfeld (DE)

LEGGI LA RECENSIONE (IN TEDESCO)

RECENSIONE DI MANFRED VAN OS

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Senza dubbio, uno dei gruppi contemporanei da scoprire assolutamente!

LEGGI LA RECENSIONE (IN FRANCESE)

OLIVIER GALÉA (JAZZ-RHÔNE-ALPES – FR)

“Successo per la presentazione live di “Up” dei Pericopes+1”

LEGGI LA RECENSIONE

PIERANGELO PETTENATI (LA GAZZETTA DI PARMA – IT)

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pericopes | interviste

“Pericopes+1: Gemeinsam eintrocknen” / Jazzthetik Magazine (DE)

LEGGI L’INTERVISTA (IN TEDESCO)

intervista di HANS-JÜRGEN LINKE

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Pericopes+1 at the Gateshead Jazz Festival / Internew webzine (UK)

LEGGI L’INTERVISTA (in inglese)

INTERvista di CATHERINE MARKS

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Pericopes e il questionario di Proust / All About Jazz Italia

LEGGI L’INTERVISTA

INTERVISTA DI PAOLO PEVIANIlogo-10

Pericopes+1 / Special to The Times Tribune

LEGGI L’INTERVISTA (IN INGLESE) SU THE TIMES TRIBUNE

INTERVISTA DI PATRICE WILDING

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Pericopes+1 / Pericopes+1 a unTUBO Siena

LEGGI L’INTERVISTA SU la nazione

INTERVISTA DI antonella leoncini

la nazione

Pericopes+1 / La musica di questi esseri umani

leggi l’intervista su JAZZ CONVENTION

INTERVISTA di marco buttafuoco

jc_logo_twitter

Pericopes: nuovo jazz italiano tra Parigi e New York

leggi su musicajazz.it

intervista di rosarita crisafi

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“A Jazz meeting”: parla il pianista del duo Pericopes.

Leggi su TGCOM24

INTERVISTA DI Giancarlo Bastianelli

LogoTGcom

“TriesteLovesJazz, contaminazioni in trio” / Il Piccolo, Trieste

READ THE INTERVIEW (IN ITALIAN)

INTERVISTA DI GIANFRANCO TERZOLI

Pericopes – intervista per “La Gazzetta di Parma”

LEGGI L’ARTICOLO

INTERVISTA DI MARGHERITA PORTELLI

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PERICOPES+1 – Il nuovo cd “These Human Beings”

ASCOLTA L’INTERVISTA SUL SITO DI RADIO EMILIA ROMAGNA

INTERVISTA DI CINZIA LEONI

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DVD_Frames_custodia_rev8_PRINT_trframes | recensioni

 Un’esperienza d’ascolto meravigliosa. Musica fatta con amore e musicisti perfettamente in-sync. Se ancora non conoscete questo gruppo, concedetevi questo piacere e non resterete delusi.

DOM MINASI

Disco sublime. Alcuni momenti magnifici in questa registrazione. Entrambi gli artisti pienamente attivi sui loro rispettivi strumenti.

DAVE SUMNER (BIRD IS THE WORM)

Non sono quindi le radici, pur importanti ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore. È piuttosto il clima di apertura mentale, di vastità di orizzonti che la loro musica suggerisce. Sono giovani artisti di questo calibro, liberi da pregiudizi ed ideologismi, che stanno creando la musica del domani.

MARCO BUTTAFUOCO (JAZZCONVENTION)
foto ©ALESSIA LEPORATI